Un figlio, un padre, un redde rationem. Il figlio torna sui suoi passi, lungo il percorso in cui è diventato figlio, le svolte che l’hanno liberato dal padre, e infine al sentiero solitario in cui è tornato a lui. Non siamo di fronte a un padre qualunque, e neanche a un figlio qualunque. Dino Risi è il regista che ha arricchito di storie, di emozioni, di immagini la cosiddetta “commedia all’italiana”. Marco Risi è il giovane che ha sfidato il padre sul suo terreno e si è aperto una strada sua. Si può essere figlio e sentire il padre anche come un maestro? Il racconto finisce per accendere le luci in sala. Torna il grande cinema. Le relazioni, le battute fulminanti, becere e folgoranti, le amicizie, Mastroianni, Fellini, e le donne, tante donne, leggendarie, un eros ossessivo che si snoda come una luce, come una magia, anche minacciosa. Una storia che sta fra l’epica e la commedia: la vitalità del cinema fra gli anni Cinquanta e gli anni Sessanta dipendeva da un clima di intesa, di coesione, magari anche di conflitto, ma tutti erano sullo stesso palcoscenico. E in mezzo a questo sciamare di episodi memorabili, un personaggio indimenticabile, severo e infedele, disincantato ed elegante.
News
MARCO RISI: LA MIA VITA CON DINO RISI
LE SUORE DELLA LIBERTÀ
Centinaia sono le lettere, le cronache e i resoconti scritti dalle Dorotee di Vicenza sotto gli allarmi, i bombardamenti, le fughe nel tormentato periodo tra il 1940 e il 1945. Le carte che Albarosa Ines Bassani ha raccolto in "Le suore della libertà" (Gaspari) provengono da varie regioni d’Italia e perfino dal campo di prigionia inglese in Palestina. Narrano la seconda guerra mondiale vissuta dalle suore insieme ai pazienti negli ospedali e nei ricoveri, i detenuti nelle carceri, i bambini negli orfanotrofi, i ragazzi nelle scuole, la gente dei quartieri poveri. Ma rivelano anche un’altra guerra, meno conosciuta. Quella combattuta in segreto da alcune suore che rischiarono la vita per aiutare ebrei perseguitati, nascondere militari e prigionieri fuggiaschi, appoggiare operazioni partigiane; suore che si misero dalla parte dell’uomo da soccorrere e da curare, indipendentemente dallo schieramento militare o politico a cui apparteneva. Eppure, in quei momenti confusi e difficili, quando si trattò di fare una scelta, tutte scelsero d’istinto di mettersi dalla parte di chi lottava per la libertà.
PREMIO CAMPIELLO 2020
A Cortina l’occasione unica di incontrare dal vivo i finalisti di un grande premio letterario italiano, alla sua 58a Edizione. Insieme, leggiamo Sommersione (Fazi) di Sandro Frizziero, Tralummescuro. Ballata per un paese al tramonto (Giunti) di Francesco Guccini, Vita, morte e miracoli di Bonfiglio Liborio (Minimum Fax) di Remo Rapino, L’incanto del pesce luna (Bollati Boringhieri) di Ade Zeno.
TEHRAN GIRL
Elham è l’avvenente segretaria di un uomo d’affari della Repubblica Islamica. È abituata a essere compiacente e carina, a venire considerata solo per il suo aspetto e a ricevere ordini, anche da se stessa. Ma quando il capo le rivela che suo padre, di cui si sono perse le tracce da venticinque anni, è vivo e abita in Svezia, la maschera da bambola crolla e riaffiora la bambina cresciuta in un covo di comunisti durante gli anni della rivoluzione. È stata lei a denunciare la famiglia con le foto che i pasdaran avevano trovato nel suo quaderno? O qualcuno si è servito di lei per far saltare la copertura dei genitori? Mentre cerca una risposta, Elham corre per Tehran sulla sua Peugeot, zigzagando tra il traffico, il lavoro, i pretendenti, la madre oppiomane, il fratello sfaticato e gli ex fidanzati che vivono ancora a casa sua. Mahsa Mohebali ribalta il cliché della donna oggetto e ci racconta il presente e il passato del suo paese, l’Iran. Senza filtri, esplicita e irriverente. E senza scendere a compromessi con alcun tipo di censura.
Mahsa Mohebali è nata e vive a Tehran. Si è laureata in discipline della musica, è critica letteraria, sceneggiatrice e scrittrice. Ha pubblicato due raccolte di racconti e tre romanzi. Molto letta e amata in Iran, con Non ti preoccupare (Ponte33, 2015) ha vinto nel 2009 il premio Golshiri. Nel 2013 ha partecipato all’International Writing Program dell’Iowa University. Nel 2015 è stata premiata per la sceneggiatura del film Time to love, interpretato da Leila Hatami. Le sue opere sono tradotte in italiano, turco, inglese e svedese.